FOCUS: il giovane turismo procidano in mezzo al guado

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Sebastiano Cultrera – Il prof. Guido Trombetti, emerito rettore e valente scienziato, ha innalzato il suo grido di dolore sulla nostra Procida, che avrebbe spezzato il suo incanto. Il sindaco Dino Ambrosino è intervenuto a chiarire il suo punto di vista e, soprattutto, a difendere il proprio operato, ormai decennale. I due punti di vista sono interessanti, e credo ce ne possano, tuttavia, essere altri: forse meno autorevoli, ma altrettanto utili. Della passione di Trombetti per Procida siamo sicuri, visto che la frequenta da anni e aveva già lanciato qualche grido d’allarme, oltre ad aver contribuito a fondare l’Osservatorio per la tutela e lo sviluppo sostenibile dell’isola di Procida, attivo da qualche anno.

L’allarme di Trombetti va preso, quindi, sul serio. Ma dobbiamo registrare che si è presentato, com’è giusto che sia – a inizio agosto – soprattutto come sentimento, piuttosto che come ragionamento compiuto. Arriva così a paventare due sensazioni inconciliabili tra loro, razionalmente: il calo di presenze e il rischio di overtourism.

Ma non è soltanto Trombetti a ragionare in questa maniera, perché alcune “parole d’ordine” sul turismo procidano stanno diventando luoghi comuni.

Provo a elencarle:

1. Prezzi alle stelle

2. Spiagge vuote

3. Servizi scadenti in particolare Taxi e trasporti inadeguati

4. Calo delle presenze o affollamento, secondo i momenti

Tutti questi fenomeni esistono, se presi singolarmente e se riferiti a una specifica situazione relativa a un’esperienza individuale. Tuttavia, la somma di queste “sensazioni individuali” non ci restituisce una visione di sistema. Credo anzi che tante situazioni personali possano creare un bias cognitivo distorto rispetto al complesso fenomeno della crescita – indubbia – del turismo a Procida negli ultimi anni.

Perché sono altrettanto fondate le sensazioni contrarie. Vediamo tutti un sensibile aumento di turismo straniero sull’isola. Inoltre, leggiamo tutti i report, nella quasi totalità positivi, che i turisti – in particolare stranieri – lasciano quando vanno via dall’isola. A tutti è capitato di trovare i ristoranti pieni, e addirittura quelli di fascia alta pieni per molti giorni di fila. Le fonti ufficiali parlano di un calo misurato rispetto al 2022, anno del boom di Capitale della Cultura: intorno al 15% su base annua. E per registrare il fenomeno del 2025 attenderei che la stagione finisse, per lo meno. La triste constatazione “Chist’anno è musce!” è intempestiva, se riferita al flusso turistico, e se non è stata equivocata. Non me ne voglia il professore: non è celia irriverente, solo contro banalizzazione.

La mia sensazione – lo so: la tentazione è grande – è che ci sia più turismo di qualità che sta cambiando il volto del turismo procidano.

Certo, c’è molto da fare, ma molte piccole strutture di qualità si sono presentate sul mercato, e ci sono fenomeni di nuovi investimenti imprenditoriali che ci auguriamo porteranno i giusti frutti all’economia e alla reputazione dell’isola, soprattutto nel settore della ricettività e del recupero delle zone attualmente degradate, come Ciraccio.

Il turismo a Procida sta cominciando a diventare, non dico adulto, ma almeno adolescente, dopo aver vissuto una lenta e controversa gestazione per decenni, ed aver mosso i primi passi spediti negli ultimi anni. Il sindaco Dino Ambrosino fa bene a difendere il proprio punto di vista – pur indugiando anche lui nelle sensazioni – ma credo che il destino politico dell’attuale stagione amministrativa non dipenda dal numero di turisti annuali. Dipende piuttosto dal progetto per il futuro, che continuo a vedere nebuloso in tutta l’offerta politica procidana.

C’è da ammettere che in dieci anni Dino e i suoi hanno accompagnato abbastanza bene la crescita turistica dell’isola, che tuttavia non è dipesa dalle sue scelte. A parte naturalmente tutti i meriti innegabili relativi a Procida Capitale 2022, rispetto alla quale, tuttavia, non si coglie un seguito. La nuova sfida è l’America’s Cup e il sindaco dice di crederci. È una buona cosa. Aspettiamo notizie.

Ma ogni programmazione per il futuro ha bisogno di valutazioni certe su ciò che sta accadendo. Faccio quindi una proposta: il prof. Trombetti, col suo Osservatorio – e con i necessari supporti istituzionali – inizi un lavoro sui dati, proponendo magari a fine anno un rapporto più completo sul turismo procidano, tenendo conto dei flussi reali – anno per anno, con specifiche per nazioni e per durata –, della customer satisfaction, dei bisogni dei turisti e degli attori imprenditoriali dell’isola. Potrebbe essere utile. Noi, impegnati nei media, possiamo fare volentieri da partner.

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