“L’Ospedale non si tocca” non è un semplice slogan

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Gino Finelli – Una strada senza fine, un percorso ad ostacoli che diviene sempre più complesso e difficile. Una enorme quantità di parole, di promesse, di sentenze, senza mai una definitiva pronuncia di chi, per delega politica, è deputato a dare. E così da anni si trascina la problematica dell’Ospedale trovando, di volta in volta, giustificazioni e mettendo pezze per tentare di rattoppare le infinite falle di un sistema che non funziona perché volutamente si vuol non far funzionare. Una politica sanitaria becera, che continua ad essere gestita da chi non solo non l’ha saputo fare, ma che in questi anni l’ha condotta ad uno sfascio totale.

Nessuna programmazione, nessun progetto concreto, solo parole o interventi insignificanti che nulla hanno a che vedere con una programmazione sostenibile. E ancora si deve assistere ad uno scontro istituzionale tra organi dello stato. Ci si deve affidare, di volta in volta, a Istituzioni che tra di loro, invece di dialogare, si combattono come in una sorta di campo in cui deve esserci un vincitore. Le sentenze parlano chiaro, ma la politica le ignora e allora si ricorre ad altre sentenze per tentare di opporsi a chi, nonostante sia stato comandato ad eseguire, non ha rispettato l’ordine ricevuto.

E ancora si progetta una legge regionale dell’arcipelago delle isole, per metter insieme le problematiche delle zone disagiate e costruire così un altro calderone nel quale far affogare probabilmente quel poco che già c’è o che si può ottenere con le leggi vigenti, che sono già molte e chiare, spostando la problematica a tempi a venire e ancora a possibili contenziosi.

Un groviglio di situazioni, di vergognose omissioni, di incapacità gestionale.

La politica sanitaria a qualsiasi livello, in questi ultimi venti anni, è stata l’epifenomeno di una classe politica che non ha saputo o voluto guardare oltre il quotidiano, che ha affondata una sanità fiore all’occhiello dell’Europa per capacità, uomini, e spirito solidale. Che ha costruito ad arte le Aziende Sanitarie, con gli annessi ospedali, che ha anche chiamato stabilimenti, come se vi fosse un sistema produttivo dal quale attingere soldi, non rendendosi conto che una Nazione funziona quando i suoi cittadini sono garantiti soprattutto sulla salute, sia in termini preventivi, che curativi.

Una politica che ha attinto risorse e consensi dalla sanità invece di dare, costruire un progetto di sviluppo sostenibile per il miglioramento delle condizioni di salute, elemento fondamentale per la crescita e lo sviluppo di un popolo. E nel piccolo l’Ospedale di Procida è l’epifenomeno di un sistema politico malato, allo sbando e che deve essere radicalmente cambiato.

E ci meravigliamo quando qualcuno, avendo compreso l’impossibilità di dialogare sul piano politico per avanzare proposte da discutere collegialmente per risolvere problematiche sociali indispensabili per la collettività, avanza istanze utilizzando quello che la legge e la costituzione ci consente di fare.

E così, invece di trovare una strada di dialogo e di tentare di costruire un’unità di intenti e di valori comuni da perseguire, unendo la collettività in una piazza partecipativa ed aggregativa, si continua ad alimentare contrapposizioni e a mettere in campo idee, spesso malsane, che non solo non uniscono, ma finiscono con il far disperdere quel poco che si è riusciti ad ottenere. E tutto per la salvaguardia di quel consenso che è l’unico oramai obiettivo e pensiero della nostra classe dirigente a qualsiasi livello.

Pretendere la salvaguardia della salute è un diritto- dovere, è una assoluta priorità che viene prima dell’economia, del bilancio, delle strade, delle infrastrutture ecc. ecc.  È dovere imprescindibile e indifferibile di una classe politica che non può mascherarsi dietro affabulazioni prive di contenuto o, peggio ancora, a colpe attribuibili al passato. Ciò che è stato e che non ha funzionato, può e deve essere cambiato ed è priorità di chi oggi, ora, ha il potere delegato dal popolo, di farlo.

Per questo non c’è bisogno di paladini, né di chi si erge a condottiero, ma solo di uomini e donne che sono consapevoli che è una necessità comune ed un bene assoluto da salvaguardare e proteggere.

C’è un tempo per scontrarsi sul piano ideologico, di valori e di credo, ed un tempo per unirsi su una necessità che non ha bisogno di faziosità, di ideologie, né tantomeno può essere fraintesa o discutibile: la salute. E su questo non possono essere costruite contrapposizioni o divergenze di idee, ma solo coerenza e progetti comuni.

“L’Ospedale non si tocca” non è un semplice slogan. È un valore culturale, ideologico, solidale, che unisce non divide.

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